Karim Graffiti DJ: “i miei 12 anni in Cooperativa Paradigma Onlus”

Parola d’ordine: passione

Da 12 anni Karim Cherif è il consulente per le attività musicali in tutti i Centri diurni e Comunità per persone disabili gestiti dalla nostra Cooperativa Paradigma Onlus. DJ ma anche artista dei graffiti: è l’autore delle famose panchine rosse contro la violenza sulle donne. Il suo viaggio nel mondo della musica, del graffito e della street art è un amore diventato professione, un percorso fatto di sfide da superare e cose da apprendere. A guidarlo è stata la sua passione, la stessa che mette a disposizione dei nostri ragazzi nei suoi laboratori musicali. Ci siamo fatti una bella chiacchierata con lui!

Partiamo dal principio: come ci hai conosciuti?

Il contatto fu un’educatrice di Paradigma, mia compagna in Accademia di Belle Arti. Sapeva che suonavo, all’epoca ai Murazzi, e a Paradigma serviva un Dj per le attività con i ragazzi. Iniziai così… all’epoca il Centro diurno “Raccordi Familiari”, oggi il cuore della Fabbrica del Chinino, si trovata ancora in Via Pio VII e la Fabbrica non esisteva: oggi ricordo con affetto quei giorni, quella prima struttura, e penso a quante cose siano cambiate, cresciute, migliorate. Questa è stata Paradigma per me da quel primo giorno fino ad oggi: una realtà in continua evoluzione, che non smette mai di cercare nuovi modi per migliorare il servizio fornito alle persone di cui si prende cura.

Tutto quindi è nato grazie dalla tua passione per l’arte

Esattamente! Negli anni sono riuscito a trasformare le mie due più grandi passioni, la musica e la pittura, nel mio lavoro. Ormai sono più di 20 anni che mi occupo di graffiti e suono dal 2006. Passione è sicuramente la parola chiave: cerco di trasmetterla ogni volta ai ragazzi di Paradigma e ai giovanissimi che frequentano i miei laboratori di graffiti. Dico loro che inseguendo le proprie passioni ogni giorno nulla è davvero impossibile!

Parliamo del tuo lavoro “musicale” nei nostri centri diurni e comunità: di che si tratta?

Ovviamente c’è un prima e un dopo pandemia. Prima della pandemia frequentavano le nostre attività persone provenienti anche da altri servizi del territorio, che si ritrovavano in Fabbrica per i nostri laboratori. Facevamo un pomeriggio di “discoteca” a settimana, tutti i venerdì: un’ora e mezza nel Centro diurno “Raccordi” di Via Taggia e un’ora e mezza a “Cure” in Via Paoli. Vi erano poi ovviamente altre momenti nella comunità residenziale “Climi Familiari di Via Paoli 66.
L’attività era doppia: da un lato c’era il ballo, movimento semplice e liberatorio, e dall’altro il canto, il momento di “protagonismo”, in cui tutti ascoltavano e a turno cantavano la loro canzone.

Qual era e qual è il rapporto dei nostri ragazzi con la musica e con le tue attività?

Gli educatori mi dicono che alcuni di loro chiedono di me tutta la settimana e questo ci fa capire quanto sia importante e terapeutica per loro la musica. Per alcuni è davvera una compagna di vita, quasi più che per me! Con gli anni ho imparato a conoscerli e a saperli gestire singolarmente dal punto di vista emotivo e musicale. È scontato dire che i ragazzi danno tanto, sicuramente più di quanto posso dare io loro professionalmente. Con loro è un continuo scambio di energia… come sempre avviene tra chi mette e chi ascolta musica, ma con loro c’è sempre quel qualcosa in più.

Poi è arrivato il Covid-19

Con l’arrivo della pandemia abbiamo dovuto rimodulare l’attività. Le misure di sicurezza legate all’emergenza non permettevano la compresenza di grandi gruppi, ma di due o massimo tre persone ben distanziate. Veniva così a mancare ai ragazzi l’idea della tanto amata “discoteca” e la possibilità di cantare con un pubblico tutto per sè. Servivano stimoli nuovi per reagire al periodo difficile e ho quindi reinventato in toto il laboratorio: con un computer e una testiera midi ho invertito i ruoli, dando ai ragazzi la possibilità di suonare il pianoforte, la tromba o la batteria grazie a un programma sul mio computer. “Che cosa vuoi suonare oggi?”.

Un cambiamento forzato, da cui però è nata un’esperienza nuova e sorprendente

Sì, alcuni ragazzi si sono dimostrati particolarmente inclini all’idea di creare della musica, in particolare Cristian del centro diurno “Raccordi Familiari”. Con lui è nata una grande energia, un grande entusiamo, che ci ha portati a comporre e registrare due vere canzoni tutte sue. E non è finita qua… se il tono delle prime 2 era più malinconico, in linea con l’umore e i sentimenti di Cristian durante la pandemia, oggi stiamo lavorando alla sua prima hit estiva!

Chiudiamo da dove siamo partiti: la passione per l’arte. Poco tempo fa ci hai fatto un regalo, una delle tue famose Panchine. Raccontaci tutto!

Nasce tutto da una commissione ricevuta prima della pandemia. Un’azienda di Venezia mi richiese una delle mie panchine rosse e da subito pensai di coinvolgere Paradigma e i ragazzi del Laboratorio di restauro della Fabbrica, che sono bravissimi a lavorare sulla materia grezza e a ridare vita a oggetti in disuso o abbandonati. Loro avrebbero rimesso in sesto una vecchia panchina e io l’avrei decorata.

Il processo era già partito quando la pandemia ha scombinato i piani miei e del cliente, che per ovvie necessità economiche legate al periodo ha dovuto ritirare la commissione. La panchina però c’era già e mi dispiaceva non valorizzare il lavoro fatto dai ragazzi: ho quindi deciso di ripensarla e decorarla lo stesso, regalandola a Paradigma e al dehors di Chinino Food, dove da qualche settimana attende chiunque entri in Fabbrica del Chinino. È diventata un simbolo di accoglienza in un luogo di socialità, aperto a tutta la città. Non potevo immaginarne destinazione migliore!

#InsiemeSiamoComunità

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