Ayan, la nostra artista OSS

Mi chiamo Ayan, ma da circa 7 anni il mio nome ha subito svariati cambiamenti. Ana, Aj’, Mayanna, Ayanna a seconda dei giorni. Da 7 anni lavoro per la Cooperativa Paradigma Onlus, che ho incontrato grazie al tirocinio del corso da operatore socio sanitario svolto nel centro diurno “Raccordi Familiari” di Via Taggia, dentro la Fabbrica del Chinino.

L’avventura in Paradigma

Fui fortunata, dopo qualche settimana dalla fine del corso sono stata assunta: non posso descrivervi la mia felicità ai tempi! Già nel corso del tirocinio avevo capito che si trattava di un ambiente di lavoro diverso rispetto agli altri, mi sono sentita accolta da tutti; la mia tutor dell’epoca si chiamava Florange, detta Flò: riuscì a darmi le giuste dritte per inserirmi e alcuni dei suoi consigli li porto con me ancora oggi.

Ma tutti mi hanno insegnato qualcosa. Osservavo i colleghi e in alcuni momenti rimanevo meravigliata dal rapporto tra operatori e ragazzi. C’era un linguaggio, un modo di interagire e comunicare del tutto nuovi. Mi ripetevo che volevo far parte anch’io di quel gruppo di persone meravigliose. Credo di esserci riuscita, portando dentro anche qualcosa di me!

Io Oss, Io artista
Qui è possibile!

Prima del Corso da OSS, il mio è stato un percorso di studi artistici: per anni ho fatto l’illustratrice di moda, per libri di botanica, ho dipinto su abiti di scena per spettacoli teatrali di Ronconi. Questo bagaglio artistico, con mia grande felicità, sono riuscita a riversarlo nei tanti laboratori creativi e artistici della Fabbrica e dei centri diurni della Cooperativa. Mai avrei pensato che conseguito il diploma da OSS avrei continuato ad alimentare la mia vena artistica. Sì, sono un’operatrice sanitaria, ma lavorando coltivo anche le altre mie passioni!

Una fortuna per pochi! Me ne resi conto non appena varcata la soglia del Laboratorio di Restauro del legno di Rosalba, collega educatrice e restauratrice professionista. Quante cose potevo fare con lei e con i ragazzi!

Cure Familiari:
nuove sfide,
i miei ragazzi

Dopo più di 1 anno sono stata trasferita nel centro diurno “Cure Familiari” di Via Paoli 15 a Torino, dove rispetto al gemello “Raccordi” è ancor più marcato l’approccio di cura verso le persone disabili che lo animano.

Un nuovo Centro significava affrontare dinamiche e sfide nuove. Come occuparsi dell’orto… io? Io occuparmi dell’orto? Sono una ragazza di città, per me era già tanto riuscire a distinguere le erbe aromatiche dalle erbacce… e non escludo di aver sradicato qualche futura piantina di pomodoro per sbaglio! Ma ci sto lavorando, e insieme a me ci lavorano i ragazzi: questo è tutto quello che conta e che più mi dà soddisfazione.

I nostri ragazzi! I primi tempi ero un po’ intimorita: sono persone che all’inizio non conosci e verso le quali hai una grande responsabilità. Ma piano piano sono riuscita a entrarci in sitonia. Avevano e hanno tutti un grande senso dell’ironia. Ridono, scherzano, sono affettuosi: entrare a lavoro non è mai un peso se si è accolti da un abbraccio. È forse una della cose più belle di cui l’emergenza sanitaria in corso ci sta privando, gli abbracci, le strette dei ragazzi, i contatti umani più spensierati con ognuno di loro.

Mi ritengo comunque fortunata: in nessun posto di lavoro avevo mai avvertito tanto calore umano.

Ayan, operatrice del Centro diurno Cure Familiari


PS.
La sedia d’artista preparata da Ayan per il progetto BUONA SEDIA è stata una delle più richieste: eccola qui! 💚

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